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Maria  Teresa  Ranieli

 

Il mistero di Maria

 

contemplato alla luce degli scritti

di Suor Maria Chiara Scarabelli

 

 

EDITRICE ANCILLA

 

 

 

         Quale creatura mortale potrà narrare la grandezza di Maria? Io, povero nulla, non so esprimere il mio pensiero e quello che vedo nel cuore… Vorrei avere studiato… Vorrei poter esprimere a parole quello che sento in me della Vergine Maria e come io vivo in Lei, ma questo mi è impossibile. E’ un balbettio da bambini il mio.

 

Suor Maria Chiara

 

 

         Invocando l’aiuto dello Spirito Santo, vogliamo seguire Suor Maria Chiara nei voli della sua anima. Il linguaggio semplice ed espressivo delle sue riflessioni ci aiuterà a penetrare, di volta in volta, il Mistero di Maria Santissima.

 

 

 

 

PRESENTAZIONE

 

 

        Gli scritti di Suor Maria Chiara Scarabelli non sono conosciuti, perché la loro stessa autrice non è ancora nota a molti. L’umile clarissa visse, per più di sessant’anni, nel monastero di Santa Chiara del Santissimo Nome di Gesù di Venezia, nell’assoluto nascondimento. Persino le consorelle scoprirono i carismi di Suor Maria Chiara solo dopo la sua morte, avvenuta il 29 gennaio 1994.

 

        Giuseppina Adele Maria Scarabelli (così si chiamava la clarissa prima della professione religiosa) nacque a Genepreto, frazione di Nibbiano, piccolo borgo medioevale in provincia di Piacenza, il 29 marzo 1912. I suoi genitori, umili contadini di profonda fede cristiana, educarono i figli all’operosità e alla preghiera quotidiana. Giuseppina, che fu la seconda di dodici figli [di questi, sei nacquero dal primo matrimonio di Giuseppe Scarabelli e gli altri sei dal secondo matrimonio, avvenuto nel 1925], fu battezzata il giorno stesso della nascita; in casa verrà sempre chiamata Maria, così come aveva deciso la madre.

 

        La bambina si rivelò precoce nella sensibilità e nell’intelligenza. Partecipava alla vita della famiglia, aiutando la madre e occupandosi dei fratelli più piccoli. All’età di cinque anni, vide in casa sua un Bambino, che si presentò come Gesù e la chiamò sorellina.

        Conobbe presto il dolore: per la morte di due fratellini prima, e per la straziante perdita della madre poi (avvenuta nel 1923).

 

        Gesù, però, che il giorno della Prima Comunione le aveva rivolto la seguente domanda: “Sorellina mia, ti voglio tutta per me, accetti?”, non l’abbandonò e, proprio nei giorni successivi alla morte della mamma, le fece un dono speciale: le donò la Sua stessa Madre. La piccola Maria, che si era rifugiata in Chiesa per sfogare il suo dolore presso il Tabernacolo di Gesù, vide un misterioso Bambino, che la consolò, le diede un bacio, la prese per mano e la condusse dalla Sua Mamma. L’accompagnò davanti alla statua della Vergine con bambino, che si trova ancora nella Chiesa di Genepreto, La statua si animò e abbracciò la bambina. La Santissima Vergine con gesto protettivo mise la piccola Maria sotto il suo manto, le parlò teneramente e le promise: “Io ti farò da Mamma”.

 

        Iniziò quel giorno la storia straordinaria di una piccola anima tutta di Gesù e di Maria.

 

        Tra la bambina e la Madre celeste nacque un rapporto di vera figliolanza, fatto di amore, confidenza e richieste d’aiuto. Solo con l’aiuto della Madonna, la piccola Maria poté affrontare una vita di lavoro in casa e nei campi e la responsabilità di allevare i fratelli più piccoli. A quattordici anni, dietro invito della Vergine Santa, la giovanetta fece voto di verginità e cominciò a sentire i sintomi “dell’ardente carità”.

 

        Sentivo in me un desiderio ardente di amare tanto Gesù, di appartenere a Lui solo, di vivere unicamente per Lui, un desiderio di preghiera e di nascondimento [Autobiografia].

 

[…]

 

 

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