Pagina principale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maria Chiara Scarabelli

 

 

Maria  Teresa  Ranieli

 

 

 

 

All’ombra del ginepro

 

 

 

Vita e spiritualità

di Suor Maria Chiara Scarabelli

 

 

 

EDITRICE ANCILLA

 

 

 

 

Alla venerata memoria di

Mons. Luigi Molinari,

sacerdote secondo il Cuore Immacolato di Maria,

primo estimatore

della spiritualità di suor Maria Chiara

e convinto sostenitore

della missione della medaglia

 

 

 

 

PRESENTAZIONE

 

 

PAROLA DAMORE PER CRISTO E PER MARIA

 

Con linguaggio limpido, scorrevole e profondo, Maria Teresa Ranieli traccia in questo volume le linee essenziali della vita e della spiritualità della clarissa suor Maria Chiara Scarabelli, nata a Genepreto, comune di Nibbiano in provincia di Piacenza, il 29 marzo 1912 e morta a Mantova il 29 gennaio 1994 in odore di santità.

Il pregio di quest’opera, che ho l’onore di presentare, è quello di far parlare soprattutto la prota­gonista degli eventi narrati, attraverso i suoi scritti spirituali. La pubblicazione intende offrire una luce ulteriore alla richiesta già inoltrata di aprire il pro-cesso canonico destinato ad accertare l’eroicità delle virtù di questanima straordinaria.

È la storia di un’anima fermamente decisa ad essere "la prima nell’amore", attraverso un mirabile segreto: vivere nel Cuore di Maria, canale insostituibile di salvezza per tutta l’umanità.

Suor Maria Chiara nasce in una famiglia di onesti e laboriosi contadini, secondogenita di dodici figli. Impara dalla madre una profonda compassione per i peccatori e l’offerta continua di sacrifici per la santificazione di tutti i sacerdoti.

La morte prematura della madre, i doveri di casalinga e sorella maggiore, il forno a legna per procurare il pane alla numerosa famiglia, la conducono attraverso la valle oscura del dolore e del sacrificio.

La preghiera in famiglia, le pagine del Vangelo, la vita dei martiri, la maestra elementare Maria Galvani Braga, il santo parroco don Emilio Rossi ed i sacramenti accompagnano quest’anima nel suo primo cammino di perfezione. Casa, campagna e chiesa costituiscono i tre luoghi dell’anima della bambina. Nella chiesa parrocchiale riceve le prime apparizioni della Vergine ed avverte un’attrattiva irresistibile per Gesù Eucaristia, ma già a cinque anni la prima esperienza mistica: Gesù Bambino si presenta come suo "fratellino".

Avverte la stessa sete di Gesù per le anime, che lei chiama a volte "nostalgia" e a volte "tormento".

Il suo cuore giovanile si innamora sempre più del Signore e vive il suo slancio verso l’Amato con una tensione a volte gioiosa e spesso drammatica. E più incontra difficoltà, più si irrobustisce la brama del suo cuore di puntare tutto esclusivamente sullo Sposo Divino.

Gesù si rivela come oceano d’amore e lei risponde come fiume d’amore che corre verso il mare. Dono d’amore e offerta d’amore esplodono in un uragano d’amore fin sulle vette di una santità da vertigini, ove la preghiera diventa respiro e senso della vita, dove l’irruzione del soprannaturale perfeziona ed eleva la natura.

Alla scuola di Santa Teresa di Lisieux comprende in modo chiaro l’orientamento della sua vocazione: salvare le anime col sacrificio della preghiera in clausura. Ma per mancanza di dote non è accolta nel Carmelo di Piacenza.

Per noi credenti non esistono coincidenze ma provvidenze. Ecco perché finalmente si aprono le porte del chiostro a lungo sospirato ed è accolta tra le Clarisse Sacramentine di Piazza Roma a Venezia, ove rimane per più di sessant’anni.

Qui la gioia non si separa dal dolore. Comprende che il suo posto è all’inginocchiatoio davanti al tabernacolo, anche nel cuore della notte. Non si stanca di contemplare Gesù. È felice. Le consorelle apprezzano la sua laboriosità e viene eletta economa della comunità e Maestra delle novizie. Poi giunge la notte oscura dello spirito che segna la cifra del suo martirio: accuse pesantissime per eccesso di affetto nei riguardi delle novizie.

È destituita dal suo ufficio, emarginata, di-sprezzata, dimenticata. Il diavolo non cessa di tormentarla. Lei tace. Non si difende. Perdona. Percorre in fretta il cammino della perfezione e scrive: "Non c’è amore senza dolore, l’amore è fuoco e come il fuoco non dà calore e luce se non consuma qualcosa". E aggiunge: "Gloria a Dio e salvezza delle anime. Quanto è bella la mia missione, il mio compito di anima consacrata dall’amore e all’amore. Non si può immaginare una gioia più perfetta".

Suor Maria Chiara nei suoi quaderni spirituali si rivela una straordinaria generatrice di luce, un vivo calice per la nostra sete!

Questa figura eccezionale sfugge ad ogni tentativo di metterla perfettamente a fuoco, svanendo in un alone di mistero che postula impegni più poderosi di ricerca e di sintonia spirituale.

Ci sono aspetti complessi, come il dilatato e appassionato amore verso Cristo, ben al di là dei confini della "normalità", in una insaziata brama di offerta vittimale, alla maniera di una jurodivyja, cioè pazzia per Dio. E le espressioni dell’Apostolo Paolo si fanno chiave interpretativa del mistero nascosto nel suo cuore ardente: «Noi stolti a causa di Cristo» (1 Cor 4,10).

Nel 1940, a lei che chiede di continuo anime da salvare, la Santissima Vergine risponde comunicandole il mistero della sua maternità universale e suggerendole: "Tu chiedi anime, anime, ma le anime sono tante. D’ora in poi chiedile tutte". Alla Madre Celeste non può bastare la salvezza di tanti figli, ma di tutti i figli. E suor Maria Chiara si lascia coinvolgere fino ad offrire se stessa ai rigori della giustizia divina in favore dei suoi "amatissimi fratelli peccatori". Nei suoi scritti leggiamo: "Fa’ cadere su di me i peccati di tutti i miei fratelli: fidandomi del tuo potere infinito, in te e con te tutto posso!".

La Madonna le appare ripetutamente e nella notte del 15 maggio 1950 chiede di far coniare una medaglia, espressione del dono del suo Cuore Immacolato per i figli che vivono la consacrazione che Lei stessa ha chiesto a Fatima e richiamo per quanti, pur avendola fatta, non la vivono nella pratica. Le potenze dell’inferno, però, si scatenano per impedire l’attuazione del desiderio di Maria. Passeranno 40 anni prima che la Suora possa rendere nota la volontà del Cielo.

L’intervento della Madre Celeste continua a mostrare la pedagogia divina che sceglie i deboli per confondere i potenti, anche se questi, rivestiti di autorità, talvolta ritardano l’opera di Dio. Alla Suora la Madonna ripete con solennità il messaggio di Fatima: "Gesù ha affidato al mio Cuore Immacolato la salvezza dell’umanità".

Passata la bufera, nel Capitolo del 1969 viene eletta Abbadessa dello stesso monastero di Venezia, a motivo del suo comportamento esemplare.

Il 15 ottobre 1989 consegna al suo confessore il messaggio della Santissima Vergine circa la medaglia da coniare come dono damore per i figli consacrati al suo Cuore Immacolato: "Il Figlio mio ha affidato al mio Cuore la missione di richiamare tutte le creature alla conversione, all’amore, alla preghiera e alla penitenza, allo scopo di prepararle al trionfo del mio Cuore, come avevo promesso a Fatima, per l’avvento del Regno di Gesù".

Nello stesso messaggio la Madonna parla del Santo Padre Giovanni Paolo II con queste parole: ”Ascoltate il mio figlio prediletto, il beniamino del mio Cuore, il Santo Padre; io stessa l’ho preparato per la sua missione in questo momento. Amatelo, non amareggiate il suo cuore di Pastore e di Padre”.

L’invito della Madonna si rivolge poi a tutti: "A voi della Comunità cristiana affido il compito di farvi testimoni di fronte al mondo, annunciando questa attesa del Signore ...".

Quando avverte intorno a sé la comune, maggiore approvazione, prega: "Oh, Mamma, fa’ che questo mio sangue possa versarlo goccia a goccia nell’agonia nascosta e silenziosa, ignota a tutti, nota solo a Dio e a Te". E Gesù nellintimo del cuore risponde: "La sofferenza non ti mancherà, perché la vittima dev’essere bruciata; il tuo sarà un intimo martirio, ignoto a tutti, ma coraggio, le anime costano sangue, non temere la tua debolezza, io sarò la tua forza, se ti fiderai di me. Sappi per tuo conforto che il desiderio di amare è già amore; chi desidera amare, ama... Il tuo Gesù non è come le creature che vedono solo l’esterno; io vedo il cuore e premio anche i soli desideri".

Cosciente della sua nullità, suor Maria Chiara ha sete d’infinito. Sete di Dio e sete di anime. Una doppia sete che non dà tregua, causandole un vero martirio del cuore che non l’abbandona fino all’ultima ora.

Apostola del perdono, gioiosa nel servizio, generosa nel ministero della preghiera d’intercessione e fedele al Santo Rosario, afflitta da imbarazzante sordità e da una malattia alle arterie cerebrali che procura lancinanti cefalee, vive gli ultimi mesi della sua esistenza terrena a Mantova, nella Casa del Sole, monastero sorto per volontà di Maria Santissima e dietro sollecitazione della stessa Suora. La frattura del femore infine reclama il ricovero ospedaliero in una clinica di Mantova.

Tre giorni prima del suo transito esprime il desiderio di morire in monastero. Viene esaudita. Spira di sabato, giorno di Maria, alle ore 15.00, come Gesù. Porta sul suo cuore, fino al giorno della morte, un foglietto sgualcito scritto nel giorno della sua prima professione, ove si leggono le seguenti parole: "Gesù, amore, verginità, martirio, immolazione per i sacerdoti, per tutti i fratelli peccatori: anime, anime, anime".

Una maternità spirituale senza confini!

Avvicinarsi alla figura dell’umile clarissa significa provare la gradevole sensazione di un salutare bagno di luce. Incontrandola ci si illumina d’immenso. Suor Maria Chiara Scarabelli è per tutti noi epifania del Signore, messaggera di vita nuova in Cristo, "lettera" di Dio scritta con il sangue del sacrificio quotidiano e inviata ad ognuno.

La sua bellezza fisica, testimoniata dalle poche foto giovanili, che attira gli sguardi e i corteggiamenti dei giovani del paese, diventa bellezza serena che scaturisce dalla pace interiore. Portamento elegante, capelli neri e occhi azzurri persi in misteriosi orizzonti. Un viso molto bello. Ed il suo volto ci appare come un personalissimo "ottavo sacramento". Uno sguardo intenso e profondo. Un volto pulito e armonioso. Una bellezza celestiale, rivelatrice di un’anima sinfoniale ove tutti gli elementi costitutivi della persona sono armonizzati nell’unità, fusi in un’orchestra mirabile che canta il fascino della pace.

È l’identità misteriosa e sublime della persona casta, abilitata a narrare la Bellezza che è Dio, in un mondo schiacciato da un cumulo enorme di disordini e macerie morali.

Nell’ora dell’egoismo senza pudore, del relativismo dominante e dellemergenza educativa, suor Maria Chiara Scarabelli è testimone del primato dell’Amore, di cui avvertiamo tutti l’urgenza e la necessità.

 

Benevento, 11 agosto 2009 - Memoria di Santa Chiara.

 

Mons. Pasquale Maria Mainolfi

 

 

 

 

INTRODUZIONE

 

"La mia vita è un dramma d’amore" scrisse un giorno suor Maria Chiara Scarabelli.

Cosa intendeva dire l’umile clarissa con tale espressione?

È questa la domanda alla quale abbiamo tentato di rispondere con la presente biografia, interpretando il termine dramma come vicenda dolorosa e attribuendo alla specificazione "d’amore" una valenza connotativa. L’amore verso Dio e verso i fratelli è, infatti, il filo d’Arianna che ci ha guidati e ci ha portati alla fine di un’esistenza apparentemente difficile, irta di ostacoli, ma segretamente segnata e predisposta da un disegno superiore.

Scrivere la biografia di una claustrale, guardare cioè al di là della grata di un monastero di clausura, può creare qualche esitazione, un certo timore di violare un nascondimento e una segretezza di vita volutamente cercati e mantenuti.

Con cautela e prudenza, pertanto, abbiamo riordinato fatti e notizie provenienti da scritti della Suora e da testimonianze di persone che l’hanno conosciuta. Ci siamo valsi di testimoni d’eccezione, quali le sorelle della Scarabelli ancora in vita e lo stesso Padre spirituale degli ultimi dieci anni di esistenza della Suora. Siamo convinti, però, di non aver violato il segreto di un’esistenza.

«Il mio segreto è tutto per me» scriveva il profeta Isaia e alludeva con questa frase all’impossibilità di svelare il privilegio di un’anima che viene scelta da Dio a portare un suo messaggio agli uomini.

Ci siamo limitati a presentare la trasparenza mariana di un’esistenza, la grazia della preghiera concessa a una bambina di campagna, la grazia della visione che diventa nel tempo grazia di comunicazione con lAlto e grazia di discernimento e abbiamo cercato di spiegare che solo la custodia della purezza di cuore può disporre un’anima a vedere e capire le cose divine. Ci è sembrato importante sottolineare la virtù dell’obbedienza di suor Maria Chiara e la sua radicale disponibilità al servizio, proprio per dimostrare che tutta la sua vita è stato un fiat alla volontà divina.

Per quanto riguarda le fonti, ci siamo serviti "a piene mani" degli scritti della Suora, convinti che niente è più eloquente dell’espressione diretta dei sentimenti di chi li ha provati. Chi scrive ha conosciuto la Suora solo attraverso i suoi quaderni. Lo scrittore Marcel Proust scrive nel suo capolavoro che i ricordi sono come quei pezzetti di carta che i Giapponesi immergono nell’acqua e che, una volta bagnati, si differenziano, si aprono e diventano fiori, case, figure. Così si sono trasformate per noi le parole di suor Maria Chiara e sono diventate emozioni, aspirazioni, echi di colloqui segreti tra un’anima e il Creatore.

Raccontare la storia di un’anima è stato quasi come meditare e la speranza è che la lettura di questa vicenda interiore offra la stessa opportunità.

Il teologo Hans U. von Balthasar ha scritto che la mistica è una missione speciale, un cammino, un servizio che viene reso alla Chiesa e che è portato a termine nella dimenticanza di se stessi. Alla luce di questa riflessione, possiamo affermare che suor Maria Chiara fu veramente una mistica, una vera "fiaccola" rimasta per troppo tempo sotto il moggio e il servizio che ha reso e renderà alla Chiesa si scoprirà negli anni futuri.

Siamo convinti altresì che divulgare la vicenda terrena di quest’umile Suora contribuisca a rimotivare i fedeli di Maria alla consacrazione al Cuore Immacolato. La missione che il Cielo ha affidato alla nostra clarissa si inscrive perfettamente nel piano che la Madonna ha rivelato a Fatima ai tre pastorelli.

Nel lontano 1917, la nostra Mamma del Cielo chiedeva accoratamente la consacrazione al suo Cuore Immacolato come condizione posta da Dio al trionfo della pace sulla terra. Nelle apparizioni del 1950 a suor Maria Chiara, la Santa Vergine ribadisce limportanza della consacrazione col dono della medaglia e richiama tutti i suoi figli a vivere con serietà la consacrazione al suo Cuore.

Sulla base di questa considerazione, suor Maria Chiara è uno di quegli strumenti piccoli e semplici scelti dal Cielo per confondere i potenti. La sua piccolezza, la sua semplicità di cuore sono i punti fermi di questo racconto. Tutto il resto (i luoghi, le persone, le vicende che caratterizzarono la sua esistenza) serve a illuminare l’anima scelta dal Cielo per una grande missione.

Lungi dall’atteggiamento devozionale, abbiamo pertanto tentato di dare concretezza alla vicenda umana di una persona che, nell’umile fatica dei giorni prima e nella combattuta custodia del cuore dopo, si è fatta latrice di un messaggio d’amore e di speranza per tutta l’umanità.

Suor Maria Chiara, prima di spirare, consegnò idealmente il testimone della sua missione al Padre spirituale che l’aveva seguita negli ultimi dieci anni di vita.

A lui va la nostra riconoscenza per linstancabile opera di sensibilizzazione e divulgazione del dono di Maria e il personale ringraziamento per il ruolo di guida saggia e ispirata che ha svolto per questo lavoro. Senza le informazioni dirette, senza i suggerimenti, le confidenze e le correzioni di questo "paziente timoniere" la presente biografia non sarebbe stata possibile.

Un doveroso riconoscente ricordo va anche a Luisa Scarabelli, sorella di suor Maria Chiara, che col suo sorriso e la sua vita di preghiera ci ha permesso di conoscere indirettamente e di riflesso la natura straordinaria della protagonista di questa rievocazione.

 

Varese, 31 luglio 2009

 

Maria Teresa Ranieli

 

 

 

 

PARTE PRIMA

 

ALL’OMBRA DEL GINEPRO

 

Il profeta Elia, dopo una giornata di cammino nel deserto, si sedette sotto un ginepro. All’ombra del ginepro si coricò e si addormentò. Sotto lo stesso ginepro mangiò la focaccia portatagli da un Angelo e bevve un orcio d’acqua che gli diede la forza di affrontare il cammino fino all’Oreb.

All’ombra di un ginepro inizia la vicenda terrena di suor Maria Chiara, che tra i ginepri nacque, visse la sua infanzia, ricevette i primi Sacramenti, sentì la voce dell’Angelo del Signore e ricevette la forza necessaria per affrontare il suo personale cammino fino al monte della contemplazione.

Genepreto si chiama il paese in cui suor Maria Chiara vide la luce il 29 marzo 1912. E Genepreto deriverebbe, secondo una delle interpretazioni del toponimo, dalla vegetazione del luogo, caratterizzata dalla prevalenza di alberi di ginepro.

Ancora oggi, al visitatore che vi si reca per la prima volta, il piccolo borgo si presenta incastonato in una folta vegetazione di arbusti caratteristici dell’alta collina, tra i quali il ginepro spicca.

 

[...]

 

 

Pagina principale