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BOLLETTINO N. 8

 

 

Anno 2 – n. 4 - 4° Trimest. 2003 – Sped. abb. postale art. 2 com. 20/c Legge 662/96    DCI – PD -Taxe perçue

 

 

Suor Chiara Scarabelli

 

 

U N    M E S S A G G I O

D A   S C O P R I R E

E   U N   V O L T O

D A   C O N T E M P L A R E

 

 

Foglio  di  collegamento  per

gli amici di suor Maria Chiara Scarabelli

 

 

 

LA REDAZIONE

 

In questo numero, oltre alla riflessione sull’itinerario spirituale di Sr. M. Chiara, fatto nel Cuore Immacolato di Maria, rendiamo note due testimonianze che non possono non rallegrare quanti seguono la causa di sr. Chiara. La prima è quella dell’Esarca Mons. Adeodato, Vescovo della Chiesa Cattolica Apostolica Assiro-Caldea, presente in Italia, il quale, già in una lettera precedente, indirizzata a Mons. L. Molinari, dichiarava: Questa Santa Suora, Maria Chiara Scarabelli ha dato almeno tre miracoli presso la nostra comunità…

Nella presente testimonianza di Mons. Adeodato è  inserita l’esortazione che troviamo nella quarta lettera di Santa Chiara d’Assisi a Santa Agnese di Praga (Cfr FF. nn. 29012906), quasi a significare che la santità di suor Chiara Scarabelli ha il suo riscontro nella piena attuazione di tale esortazione.

La seconda testimonianza è quella relativa alla Medaglia dei consacrati.

 

Fin d’ora vi annunciamo la celebrazione, ormai prossima, del decimo anniversario del transito di Suor Chiara Scarabelli da questa vita alla patria celeste, avvenuto alle ore 15,20 di sabato 29 gennaio 1994. La madre Abbadessa, accorsa per assistere al suo trapasso, presso la clinica di San Clemente in Mantova, dov’era ricoverata, essendo giunta alla fine, accolse il suo desiderio di potere esalare il suo spirito in monastero, tra le sorelle con le quali visse la sua consacrazione per 63 anni. In tutta fretta fu chiamata l’ambulanza che la trasportò nel nuovo monastero dove era giunta, nella mattinata, anche l’ultima sorella proveniente dal monastero di santa Chiara di Piazzale Roma -Venezia. Tutte le sorelle, avvisate per telefono, erano ad accoglierla. Le sue condizioni erano talmente gravi che la lettiga  fu fermata al piano terra, nell’attuale sacrestia. Circondata dalle sorelle, che salutò come poté, fissando intensamente la statua della Vergine Immacolata, consegnò il suo spirito al Padre delle Misericordie che l’accolse, come è nostra ferma convinzione, dalle mani di Gesù. Lui stesso le aveva fatto questa promessa, mentr’era in questa vita: Ti presenterò io al Padre. Maria, da parte sua, le aveva detto che l’avrebbe presentata Lei stessa a Gesù.

Così fu celebrata quella che lei chiamava la terza festa della sua vita. Leggiamo, infatti, in un suo quaderno: Nell'intimo del mio spirito e in tutto il mio essere sento un continuo richiamo alla terza festa della mia vita: la splendida festa della mia morte... il dolce passaggio all'eternità

Noi vogliamo commemorare, assieme alle sorelle Clarisse, il suo transito, con la celebrazione della Santa Messa proprio il 29 gennaio 2004, nello stesso luogo e nella stessa ora (15,20). La presenza di quanti vorranno condividere la nostra iniziativa non potrà che farci piacere. 

Località: Monastero delle Clarisse, - Via Vittorina Gementi

46010 SAN SILVESTRO di CURTATONE  (Mantova).

 

CON IL TUO STESSO AMORE.

 

 O mio Dio, come vorrei che mi fosse dato di amare all'infinito! L'amore della Trinità divina mi accenda e mi bruci. O Dio, allarga il mio cuore quanto i miei desideri! Signore mio, sarebbe meglio morire piuttosto che non poterti amare all'infinito, col tuo stesso amore. (…)

O Mamma mia Maria, tu che sei la Madre del divino amore, dona a me, tua piccola, una scintilla del tuo incendio; fai ch’io possa amare Dio in te, nel tuo amore...

Sì, Mamma, abbi pietà della mia piccolezza che vorrebbe amare Dio in maniera infinita... (Q. 11, pp. 29-30)..

 Sii tu la mia guida in questo arduo cammino: io mi affido al tuo Cuore materno, pronta a fare tutto quello che Gesù vuole da me, con abbandono e generosità... (Q. 12, pp. 55

***

Volendo esplorare la vita di suor Chiara, non possiamo mai prescindere dal suo singolarissimo rapporto con la Santissima Vergine Maria, di cui ho già parlato nei numeri precedenti di questo Foglio di collegamento. Tutta la sua esistenza è un riflesso di ciò che ha attinto nel Cuore Immacolato di Maria. La sua unione con la Vergine è tanto espressiva che configura in maniera definitiva non solo il significato della sua esistenza, ma anche le sue scelte, le sue aspirazioni, le sue offerte paradossali.

Quando Suor Chiara fu accolta nel Cuore Immacolato di Maria, deve avere trovato in esso quello che, molto prima, ha intravisto san Giovanni Eudes:  «Il Vangelo vivente nel quale la vita di nostro Signore Gesù Cristo è scritta dal dito di Dio che è lo Spirito Santo».

Quando si parla del cuore come simbolo, non si deve mai dimenticare che la sua preziosità è in relazione al suo contenuto. Questo vale, soprattutto, per il Cuore di Maria, il cui contenuto non può essere che Gesù nella sua pienezza, inclusiva di tutto ciò che è bene, amabile, desiderabile, ecc.

È nel cuore di Maria che sr. Chiara scopre l’amore come principio di unità di tutto il suo essere e di tutto il suo operare.

In e con Maria, suor Chiara concentra la sua capacità e potenzialità di amore sulla persona di Gesù. Amare Lui, come lo ama la Mamma, sarà la sua unica vocazione.

Amare è cosa diversa dall’essere amore, solamente amore. Vivendo nel Cuore Immacolato di Maria, suor Chiara vive di amore, ma sente che il suo essere per Gesù non è come quello della Mamma: puro amore. Sperimenta che la sua capacità d’amare è assai limitata rispetto al desiderio suscitato in lei dal contatto intimo con Colei che, per grazia, si potrebbe definire puro Amore sostanziale.

La constatazione di non essere capace di amare come avrebbe voluto sarà il motivo della sua preghiera più struggente, come scrive in  un suo quaderno: Ho sempre chiesto al Signore e a Mamma di donarmi un cuore amante, assetato di amore, che non trovi pace e gioia fuori di Lui... Con questa sete ardente sarò la sete di ogni uomo che vive sulla terra, è la sete di Dio in me.

Maria S.ma quando le apparve nel ’50 per chiederle se era disposta a collaborare con Lei per dare il dono della medaglia dei consacrati, le fece due domande: Dimmi, piccola mia, vuoi bene  a Gesù?...»

       R. Mamma, Tu lo sai che gli voglio bene, ma vorrei amarlo di più, è un tormento questa sete, vorrei amarlo come lo ami Tu...

D. «E alla tua Mamma vuoi bene, mi ami?»

R. Mamma, perché me lo domandi? Tu mi vedi, mi conosci, sai tutto, lo sai che Ti amo

La risposta di Suor Chiara alle due domande è molto diversa. Nei confronti della Mamma si sente sicura e pienamente appagata dell’amore che nutre per lei, tanto che si meraviglia di una simile domanda, mentre non è così per l’amore che nutre per Gesù che, pur essendo grandissimo, non spegne il suo desiderio di amore…

Questo tormento è chiamato da lei martirio: L'amore è il mio più crudele  martirio. La sete di amare è una fiamma, un fuoco che mi divora. Esso  si spegnerà soltanto qualche mese prima della sua morte, quando Gesù, apparendole, le concederà di amarLo con il cuore della  sua stessa Mamma, cioè con la capacità di Maria. Questa grazia le verrà concessa soltanto al termine della sua vita, mentre la sete ardente, il fuoco divorante ebbero inizio fin da quando Maria l’accolse nel suo Cuore Immacolato. Praticamente nel Cuore della Mamma trovò il martirio dell’amore unito a quello della salvezza di tutte le anime..

fra Alessandro Domenicale ofm

 

TESTIMONIANZE

(Ringraziamo Mons. L. Molinari che ci ha trasmesso le seguenti testimonianze)

 

A questo punto nella sua lettera il Vescovo inserisce l’esortazione di Santa Chiara d’Assisi che trascriviamo: Felice certamente chi può essere partecipe del sacro convito, in modo d’aderire con tutti i sentimenti del cuore a Cristo, la cui bellezza ammirano senza sosta tutte le beate schiere dei cieli, la cui tenerezza commuove il cuore, la cui contemplazione reca conforto, la cui bontà sazia, la cui soavità ricrea, il cui ricordo illumina dolcemente, al cui profumo i morti riacquistano la vita e la cui beata visione renderà felici tutti i cittadini della Gerusalemme celeste. Poiché questa visione è splendore di gloria eterna, “riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia”  (Sap. 7,26) guarda ogni giorno in questo specchio, sposa di Gesù Cristo. Contempla continuamente in esso il tuo volto, per adornarti così tutta interiormente ed esteriormente, rivestirti e circondarti di abiti multicolori e ricamati, abbellirti di fiori e delle vesti di tutte le virtù come si addice alla figlia e sposa castissima del sommo Re.

   In questo specchio rifulge la beata povertà, la santa umiltà e l’ineffabile carità. Contempla lo specchio in ogni parte e vedrai tutto questo. Osserva anzitutto l’inizio di questo specchio e vedrai la povertà di chi è posto in una mangiatoia e avvolto in poveri panni.

O meravigliosa umiltà, o stupenda povertà! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra è adagiato in un presepio! Al centro dello specchio noterai l’umiltà, la beata povertà e le innumerevoli fatiche che Egli sostenne per la redenzione del genere umano.

Alla fine dello stesso specchio potrai contemplare l’ineffabile carità per cui volle patire sull’albero della Croce e in esso morire con un genere di morte di tutti il più umiliante.

   Perciò lo stesso specchio, posto sul legno della croce, ammoniva i passanti a considerare queste cose dicendo: «Voi tutti che passate per la via, considerate ed osservate se c’è un dolore simile al mio dolore!»  (Lam. 3,20) Così facendo ti accenderai di un amore sempre più forte.

Contempla inoltre le Sue ineffabili delizie, le ricchezze e gli eterni onori, sospira con ardente desiderio e amore del cuore, ed esclama: «Attirami dietro di te, corriamo al profumo dei tuoi aromi (cf. Ct 1,3 Volg.), o sposo celeste. Correrò, né verrò meno fino a che tu non mi abbia introdotto nella tua dimora, fino a che la tua sinistra non stia sotto il mio capo e la tua destra mi cinga teneramente con amore.  (cf. Ct 2, 4-6) Nella contemplazione di queste cose, ricordati di me, sapendo che io ho scritto in modo indelebile il tuo ricordo sulle tavolette del mio cuore.

 

La "Medaglia dei Consacrati" fa miracoli

(Anche questa testimonianza l’abbiamo tramite Mons. L. Molinari)

 

Ci scrive Antonio L., estimatore di Suor M Chiara.

 

Ho deciso di scrivere questa lettera per testimoniare l'efficacia di un dono della Madonna: una piccola, ma grandissima cosa, una Medaglia.

Circa quattro anni fa, mi recai alla chiesa di San Francesco, a Mantova, per far benedire una "Medaglia Miracolosa", quella di Santa Caterina Labouré.

 

A quel tempo, stavo attraversando un periodo difficile. Contro voglia avevo cambiato abitazione e m'ero trasferito in una casa vicina a quella dei miei suoceri i quali avrebbero, così, potuto accudire i miei due bambini e dare a me e a mia moglie la possibilità di lavorare entrambi fuori casa.

 

Il frate Carmelitano, al quale mi rivolsi, non solo benedì la Medaglia che io gli presentai, ma me ne regalò un'altra, chiamata la "Medaglia dei Consacrati". L' accolsi senza troppo entusiasmo.

Giunto a casa, non me la misi al collo, ma la posi in un cassetto. Non le diedi importanza. Al collo portavo quella della Labouré e mi bastava.

 

La mia salute era scossa. Soffrivo di una forma depressiva. Pregavo per ottenere la guarigione, ma stavo sempre più male. Mi recai da uno specialista. Arrivai proprio a toccare il fondo!

 

Un giorno, aperto, come per caso, un cassetto, mi trovai tra le mani un libricino con appesa, la "Medaglia dei Consacrati". Me la misi, recitai la preghiera e mi consacrai alla Madonna, sperando di migliorare.

 

Subito ripresi certe abitudini sportive, tipo bicicletta, sollevamento pesi, pesca. Mi sentivo aiutato in ogni modo, sopratutto sparivano certe manifestazioni depressive. Ero, in qualche maniera, rinato ad una nuova vita.

 

A questo punto decisi di far indossare la Medaglia anche ad uno dei miei due bambini, quello più "terribile", Andrea: un bambino dal temperamento forte e ribelle, dall'energia Super. Andrea si era fatta la nomea, sia a scuola che nel paese, di un bambino esuberante, litioso, aggressivo.

 

Mi accorsi che quando indossava la Medaglia, a scuola era bravo e corretto, mentre, quando non la metteva, tornava da scuola con note e con sospensioni. Con il suo comportamento Andrea era giunto al punto di compromettere la sua promozione. Per fortuna ora porta al collo la Medaglia e spero che la Madonna lo aiuti ancora.

 

Un'ultima esperienza positiva. Ho regalato ad un Frate del Santuario di NN Ostiglia la Medaglia dei Consacrati. Anche lui stava attraversando un periodo non troppo allegro. A distanza di qualche settimana mi disse che stava meglio, si sentiva più forte e sperimentava la presenza della Mamma celeste.

 

Se sembra eccessivo chiamarli miracoli, chiamiamoli "grazie". Ma la sostanza non cambia.

 

25 maggio 2003

 

Antonio L.

 

 

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Aut. Tribunale di Padova       n. 1770 del 18/12/2001

Stampato in proprio

 

 

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